Investire in modo sostenibile e con principi etici sta attirando un numero sempre maggiore di investitori, desiderosi di allineare i propri obiettivi finanziari con valori di responsabilità sociale e ambientale. Gli ETF ESG (Environmental, Social and Governance) e SRI (Sustainable and Responsible Investment) stanno guadagnando terreno, con un patrimonio complessivo, a inizio 2025, di 40 miliardi di euro e oltre 1000 ETF disponibili in Europa. Questi strumenti rappresentano oggi il 43% del mercato europeo degli ETF e il 20% di quello globale.
Ma cosa significano esattamente ESG e SRI? E quali sono le principali differenze tra questi due concetti? In questo articolo esploreremo in dettaglio questi fondi, i criteri che li definiscono, le strategie SRI, i vantaggi e i rischi. Analizzeremo le loro performance storiche rispetto agli ETF tradizionali e concluderemo con uno sguardo alle normative che li proteggono dal fenomeno del greenwashing.
Sempre più investitori si concentrano non solo sul rendimento finanziario, ma anche sui benefici etici e sostenibili che un investimento può generare. Gli ETF ESG e SRI tengono conto di fattori legati all'ambiente, alla società e alla governance, combinando obiettivi di performance finanziaria con quelli di sostenibilità e responsabilità.
Sebbene i termini ESG e SRI siano spesso utilizzati per descrivere gli ETF sostenibili, non sono sinonimi. Pur condividendo alcune caratteristiche, presentano differenze significative che li distinguono.
I criteri ESG servono a misurare la sostenibilità e il valore di un’azienda, valutandone il comportamento rispetto a tre ambiti fondamentali: l’ambiente, la società e la governance aziendale. Attraverso l’analisi di dati pubblici, report aziendali e altre informazioni disponibili, agenzie specializzate assegnano un punteggio ESG che rappresenta una sintesi della performance dell’azienda in queste aree. Questo punteggio viene poi comunicato agli investitori tramite l’ESG report aziendale. Esaminiamo più da vicino i criteri ESG e come vengono applicati.
I criteri ambientali riguardano l’impatto che l’azienda ha sull’ambiente. Gli aspetti più comuni includono:
I criteri sociali si focalizzano sulle relazioni che l’azienda intrattiene con dipendenti, fornitori, clienti e comunità locali. Questi aspetti includono:
Il criterio di governance si riferisce alle pratiche di gestione aziendale e alla struttura interna. Questi aspetti includono:
Il termine SRI, acronimo di Sustainible and Responsible Investment, si traduce in italiano come investimento sostenibile e responsabile. Questo tipo di investimento non si limita a perseguire una buona performance finanziaria, ma integra anche obiettivi di sviluppo sostenibile ed etico. I fondi SRI, infatti, utilizzano i criteri ESG come riferimento, applicandoli attraverso diverse strategie: esclusione, inclusione, integrazione e impatto.
Esclusione: i gestori del fondo evitano di investire in società o interi settori che non rispettano i criteri ESG o che sono considerati non etici. Ad esempio, potrebbero escludere aziende coinvolte nella produzione di tabacco, armi o combustibili fossili.
Inclusione: i gestori scelgono di investire in società, temi o settori che rispettano i criteri ESG, premiando quelle che operano in modo sostenibile e responsabile. Questo approccio è proattivo e favorisce le aziende virtuose.
Integrazione ESG: questa strategia implica l’inclusione sistematica e esplicita dei fattori ambientali, sociali e di governance nelle decisioni di investimento. Si basa sull’idea che le questioni ESG possano influenzare significativamente le performance finanziarie e, di conseguenza, il rendimento degli investimenti. Non si limita a escludere aziende o settori, ma mira a identificare opportunità di investimento che generino impatti positivi sia finanziari che sociali.
Impatto: i gestori investono per generare impatti sociali, ambientali e di governance misurabili, insieme ai ritorni finanziari. Esempi includono il finanziamento di progetti per promuovere l’uso di energie rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica o supportare piccole imprese nei paesi in via di sviluppo per stimolare la crescita economica locale. Questa strategia si distingue per il suo forte orientamento verso risultati tangibili e verificabili.
Questi approcci rappresentano modi diversi di interpretare e applicare i principi ESG negli investimenti, offrendo agli investitori una vasta gamma di opzioni per allineare i propri portafogli ai propri valori.
Spesso i fondi ESG e SRI vengono utilizzati indistintamente per definire gli investimenti sostenibili, responsabili ed etici. Tuttavia, rappresentano due approcci distinti. Gli ETF ESG si concentrano sull'analisi del valore e del rischio di un’azienda attraverso la valutazione di fattori ambientali, sociali e di governance, con l'obiettivo di migliorare l’analisi finanziaria complessiva.
Gli ETF SRI, invece, pongono l’accento sui valori etici, selezionando gli investimenti che rispecchiano principi di sostenibilità e responsabilità sociale. Mentre l’approccio ESG si focalizza sulla misurazione e integrazione dei rischi e delle opportunità legati alla sostenibilità, l’SRI adotta un orientamento più normativo, escludendo o privilegiando aziende e settori sulla base di criteri etici precisi.
Gli investimenti ESG e SRI presentano vantaggi, svantaggi e rischi che è sempre fondamentale considerare per valutare un prodotto finanziario e prendere decisioni informate.
Costi analoghi: Gli ETF sostenibili, in generale, hanno spese di gestione (TER) in linea con i loro equivalenti tradizionali, con valori che variano dallo 0,03% allo 0,86% circa. Questo li rende accessibili a una vasta gamma di investitori.
Promozione della sostenibilità: Investire in ETF ESG o SRI permette di sostenere settori e aziende impegnati in pratiche aziendali responsabili, contribuendo al progresso verso una finanza sostenibile e un impatto positivo sulla società e sull’ambiente.
Coinvolgimento personale: Molte persone trovano più appagante investire in linea con i propri principi etici, trasformando così l’investimento in un’attività che unisce obiettivi finanziari e responsabilità sociale.
Trasparenza: Gli ETF, essendo strumenti trasparenti, consentono agli investitori di conoscere sempre i titoli che lo compongono, offrendo report sulle pratiche delle aziende in portafoglio e le strategie SRI adottate.
Diversificazione limitata: Uno dei principali rischi degli ETF sostenibili è la possibilità di una diversificazione ridotta. Ad esempio, l’MSCI World ESG Leader, che investe solo in aziende con un rating ESG elevato, contiene 693 titoli rispetto ai 1.410 dell’indice MSCI World tradizionale. Questa selettività potrebbe esporre maggiormente a determinati settori o mercati, aumentando i rischi specifici per gli investitori con capitali limitati, che potrebbero avere difficoltà a bilanciare il portafoglio acquistando più ETF.
Rischio di greenwashing: Alcuni gestori potrebbero dichiarare l’etichetta ESG o SRI per i loro fondi, pur includendo una percentuale minima di aziende effettivamente sostenibili. Questo fenomeno, noto come greenwashing, può creare confusione e minare la fiducia degli investitori, motivo per cui è essenziale verificare attentamente la composizione dei fondi e i criteri adottati.
Ma come performano gli investimenti ESG e SRI? Poiché esistono pochi ETF sostenibili con una storia consolidata, ho deciso di confrontare direttamente gl'indici: due ESG e due SRI, mettendoli a confronto con i rispettivi indici tradizionali. L'analisi si concentrerà esclusivamente sulla volatilità e sui rendimenti conseguiti dagli indici nel periodo 2013-2023. Si ricorda che le performance passate, siano esse positive o negative, non costituiscono una garanzia per i risultati futuri. Inoltre, per valutare e scegliere un ETF, è importante considerare non solo le performance, ma anche costi, dimensione, gestore, domicilio, età e altri fattori fondamentali.
Iniziamo osservando l’indice MSCI World ESG Screaned comparato con il tradizionale MSCI World e l’indice MSCI Emerging Markets IMI ESG Screened con l’MSCI Emerging Markets IMI. I due indici sostenibili investono solo in aziende con un rating ESG elevato presenti nei loro corrispettivi indici tradizionali.
Come possiamo vedere dalla tabella, le performance degli indici ESG sono in linea con i loro corrispettivi indici tradizionali, senza distacchi significativi né in termini di overperformance né di underperformance. Anche la volatilità risulta piuttosto simile.
Passiamo ora agli indici MSCI Europe Low Carbon SRI Leaders e MSCI Europe SRI Select Reduced Fossil Fuel, confrontandoli con il tradizionale MSCI Europe. Entrambi gli indici SRI investono solo in aziende con rating ESG elevati: il primo si concentra sulle aziende che hanno basse emissioni di carbonio, mentre il secondo esclude le aziende coinvolte in attività legate ai combustibili fossili.
In questo caso, gli indici SRI hanno ottenuto performance superiori rispetto all’indice tradizionale, mantenendo una volatilità simile.
Quale opzione quindi risulta più vantaggiosa: ESG e SRI o i fondi tradizionali? La risposta è che non c’è uno migliore dell’altro in termini di performance e rendimenti. Come visto con i primi due indici, gli investimenti ESG sono in linea con quelli tradizionali, mentre gli investimenti SRI, nel caso degli indici considerati, hanno performato meglio. Tuttavia, è importante sottolineare che gli SRI sono spesso investimenti più tematici e settoriali, il che comporta, oltre una diversificazione limitata, anche una maggiore esposizione a specifici mercati o settori. Questo può portare a rendimenti superiori rispetto al benchmark se il mercato in questione performa bene, ma anche a rendimenti inferiori in caso contrario.
In conclusione, la scelta di un fondo ESG o SRI è altamente personale. Se vi interessano i fattori ambientali, sociali e di governance e preferite seguire principi etici, gli ETF sostenibili possono aiutarvi ad allineare i vostri investimenti ai vostri valori personali. Potrete investire responsabilmente senza rinunciare al rendimento, sostenendo temi o settori di vostro interesse. Tuttavia, è fondamentale prestare attenzione all’esposizione del portafoglio e ricordarsi di diversificare.
Negli ultimi anni, la crescente attenzione verso la sostenibilità ha portato all'adozione di normative volte a garantire maggiore trasparenza e responsabilità nel settore degli investimenti ESG. Questi regolamenti mirano a creare standard uniformi, che aiutino gli investitori a valutare in modo più consapevole l'impatto ambientale, sociale e di governance dei loro investimenti.
Tra le normative più rilevanti a livello europeo, spicca il Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), che richiede ai gestori di fondi di fornire informazioni dettagliate sulla sostenibilità dei loro prodotti finanziari, come l’impatto ambientale, sociale e di governance delle aziende in portafoglio, nonché le strategie adottate per integrare i criteri ESG. Questo regolamento si inserisce nel più ampio Action Plan on Sustainable Finance della Commissione Europea, un piano volto a indirizzare i capitali verso attività economiche sostenibili e a favorire la transizione ecologica.
Un altro tassello fondamentale è la Tassonomia Europea, uno strumento che definisce criteri chiari per identificare attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale. La Tassonomia rappresenta una guida per aziende, investitori e istituzioni finanziarie, aiutandoli a distinguere tra investimenti realmente sostenibili e quelli che non lo sono.
Tuttavia, con l'aumento della domanda di investimenti ESG, cresce anche il rischio di greenwashing, ossia la pratica di promuovere prodotti o aziende come "sostenibili" senza che queste soddisfino realmente i requisiti di sostenibilità dichiarati. Il greenwashing può manifestarsi in diverse forme, come la comunicazione fuorviante, la mancanza di trasparenza o l'uso di metriche vaghe o non verificabili.
Normative come l'SFDR e la Tassonomia Europea sono fondamentali per combattere il greenwashing, imponendo regole di trasparenza e monitoraggio più severe. Gli investitori, dal canto loro, possono difendersi adottando un approccio critico, verificando i dati forniti tramite fonti indipendenti. Regolamenti chiari e una maggiore consapevolezza riducono il rischio di greenwashing e promuovono un sistema finanziario più trasparente, benché restino sfide nel raggiungere una regolamentazione uniforme per sostenere pienamente la transizione ecologica.